I giornalisti, specie di settore, sono quotidianamente annoiati e subissati da richieste di marchette.
Diciamocelo…
La maggior parte delle aziende non invia comunicati stampa, ma pubblicità a mala pena travestite.
Poi insiste o tenta di persuadere con moine e regali e inviti o si arrabbia perché non vengono pubblicati, ma sono obiettivamente impubblicabili.
Vediamo quindi cosa rende interessante, per il giornalista, per l’editore e, soprattutto, per il lettore un comunicato stampa.
1) La notizia
Siamo sicuri che quello che stiamo scrivendo sia una NOTIZIA?
Un nuovo prodotto NON è di per sé una notizia.
Lo diventa quando rivoluziona un modo di essere, di vivere, di fare qualcosa per qualcuno.
Un nuovo stabilimento NON è una notizia, a meno che non abbia delle ricadute, positive o negative, su una comunità, su un’economia, sull’ambiente, su degli stakeholder di definita importanza.
Qualsiasi cosa sembri avere rilevanza solo per l’azienda NON è una notizia.
La notizia è quindi un fatto che ha rilevanza per un gruppo d’interesse piuttosto ampio, raggiungibile da un determinato mezzo d’informazione, ed è tale per un determinato periodo di tempo e/o di ripetizioni.
2) Come si dà la notizia
Il comunicato va scritto pensando al pubblico di riferimento e al mezzo di comunicazione che farà da tramite.
Lunghezza, tipo di linguaggio, pause, evidenziazioni… tutto va studiato sulla base di chi leggerà o ascolterà o vedrà la notizia.
Per essere efficaci: niente di più e niente di meno di quello che serve. Mai, mai, proprio mai, dare niente per scontato.
Chi comunica può avere la tentazione, subdola, di pensare che gli altri sappiano quello che lui ha in testa. È un errore madornale, il peccato capitale della comunicazione.
3) No alla standardizzazione
I redattori che ricevono i comunicati sono persone e come tali vanno trattati. Se vuoi che il tuo comunicato abbia maggiori probabilità di uscire, comincia a conoscerli, più o meno virtualmente. Non si possono inviare i comunicati in massa, altrimenti saranno trattati come spam.
Altrimenti piuttosto utilizza i servizi di PR online, che almeno sono impersonali quanto te.
Su come si struttura un buon comunicato ci sono un sacco di consigli: un buon titolo, il sottotitolo, i paragrafi, il corsivo… L’importante è ricordarsi i concetti qui sopra e utilizzare un buon italiano, magari.
Chiara Tonon
Diciamocelo…
La maggior parte delle aziende non invia comunicati stampa, ma pubblicità a mala pena travestite.
Poi insiste o tenta di persuadere con moine e regali e inviti o si arrabbia perché non vengono pubblicati, ma sono obiettivamente impubblicabili.
Vediamo quindi cosa rende interessante, per il giornalista, per l’editore e, soprattutto, per il lettore un comunicato stampa.
1) La notizia
Siamo sicuri che quello che stiamo scrivendo sia una NOTIZIA?
Un nuovo prodotto NON è di per sé una notizia.
Lo diventa quando rivoluziona un modo di essere, di vivere, di fare qualcosa per qualcuno.
Un nuovo stabilimento NON è una notizia, a meno che non abbia delle ricadute, positive o negative, su una comunità, su un’economia, sull’ambiente, su degli stakeholder di definita importanza.
Qualsiasi cosa sembri avere rilevanza solo per l’azienda NON è una notizia.
La notizia è quindi un fatto che ha rilevanza per un gruppo d’interesse piuttosto ampio, raggiungibile da un determinato mezzo d’informazione, ed è tale per un determinato periodo di tempo e/o di ripetizioni.
2) Come si dà la notizia
Il comunicato va scritto pensando al pubblico di riferimento e al mezzo di comunicazione che farà da tramite.
Lunghezza, tipo di linguaggio, pause, evidenziazioni… tutto va studiato sulla base di chi leggerà o ascolterà o vedrà la notizia.
Per essere efficaci: niente di più e niente di meno di quello che serve. Mai, mai, proprio mai, dare niente per scontato.
Chi comunica può avere la tentazione, subdola, di pensare che gli altri sappiano quello che lui ha in testa. È un errore madornale, il peccato capitale della comunicazione.
3) No alla standardizzazione
I redattori che ricevono i comunicati sono persone e come tali vanno trattati. Se vuoi che il tuo comunicato abbia maggiori probabilità di uscire, comincia a conoscerli, più o meno virtualmente. Non si possono inviare i comunicati in massa, altrimenti saranno trattati come spam.
Altrimenti piuttosto utilizza i servizi di PR online, che almeno sono impersonali quanto te.
Su come si struttura un buon comunicato ci sono un sacco di consigli: un buon titolo, il sottotitolo, i paragrafi, il corsivo… L’importante è ricordarsi i concetti qui sopra e utilizzare un buon italiano, magari.
Chiara Tonon
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